Lo sviluppo secondo Polito

di Giuseppe Filippi

Leggo l’editoriale di Antonio Polito sulla prima pagina del “Corriere della sera” del 29
dicembre con un certo stupore. Parla di sviluppo e, in un momento come questo, è un
tema a dir poco caldo.

Polito sostiene che lo sviluppo “non è un gioco a somma zero”. E il fatto che parlando di
sviluppo, parli di un gioco, lascia intendere che concepisce e tratta il tema come un
argomento da salotto politico, come quelli che ormai da molti anni si vedono in
televisione. Ma evidentemente non di un gioco si sta parlando. Polito afferma che il
benessere dei cittadini può essere garantito solo attraverso lo sviluppo. E su questo
credo che ci sia poco da obiettare. Aggiunge però che lo sviluppo mal si concilia con le
posizioni di chi da anni chiede uno sviluppo maggiormente compatibile con l’ambiente
ed il pianeta nel suo complesso. Ricorda le grida d’allarme che, già agli inizi degli anni
settanta, con il primo shock petrolifero, lanciarono molti economisti ed ambientalisti,
ricordando la scarsità che è insita in ogni materia e bene, soprattutto se sono il frutto
dei cicli della vita biologica di questo pianeta.
Ma Polito di fronte a questo non si scompone. Anzi! A sostegno della propria tesi ricorda
come lo sviluppo cinese o indiano abbia consentito a milioni di cittadini di quei paesi di
raggiungere livelli di vita dignitosi. Ora la domanda che dobbiamo porci è la stessa che
da anni si fa il mondo sviluppato, consumista e capitalista: il benessere dei cittadini è
ottenibile solo perseguendo uno sviluppo fatto di altri milioni di automobili in
circolazione sul pianeta? Di altri miliardi di metri cubi di cemento utilizzati per
abitazioni o infrastrutture spesso inutilizzate oltre che dannose per l’ambiente? Di
abbandono di buone prassi di rimboschimento? Di non curanza nella gestione delle
risorse idriche? Di produzione smisurata di beni di largo consumo che non riusciamo a
riciclare o smaltire? Di una mancanza di una seria politica di trattamento dei rifiuti? Di
un inquinamento che cresce sempre di più? Credo proprio di no.
Proviamo però ad immaginare che lo sviluppo può essere promosso puntando anche su
settori diversi da quelli sui quali si è fatto leva sino ad oggi. Le indicazioni sulle strade
da seguire ci vengono direttamente dall’esame della realtà e della storia. Lo sviluppo è
trainato quasi sempre dalle scoperte scientifiche e dalle innovazioni tecnologiche.
Difatti, lo stesso Polito, richiama come grandi fattori dello sviluppo degli ultimi anni il
computer e l’information technology. Oggi più che mai dobbiamo investire sui saperi,
sulle intelligenze, sull’imparare a fare, sulle innovazioni e sulla ricerca nei vari campi.
Dobbiamo imparare sempre più a razionalizzare le risorse e migliorare i processi,
puntando sulla qualità e sulle eccellenze, nei settori ove il paese gode ancora di una
posizione di buona visibilità internazionale.

Insomma dobbiamo provare e convincerci che un nuovo modello di sviluppo economico è
possibile. Deve essere più incentrato sulla qualità della vita e della produzione, sulla
qualità della scuola e della ricerca, su un piano rigoroso di riutilizzo di quanto viene
mandato nelle discariche e sullo sfruttamento delle energie rinnovabili.

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